Pass The Popcorn // The Wolfpack (2015)

29 Aprile, 2016

The Wolfpack è un film-documentario statunitense presentato per la prima volta nel Gennaio del 2015 al Sundance Film Festival dove ha vinto il Gran Premio della Giuria nella sezione Documentari. Il film racconta l’incredibile vicenda dei fratelli Angulo, figli di madre statunitense e padre Inca-peruviano, cresciuti a New York, nel Lower East Side di Manhattan, completamente isolati dal resto della civiltà.
I sette fratelli hanno vissuto praticamente rinchiusi in casa, uscendo solo quando il padre glielo concedeva e sotto la sua vigilanza. Oscar Angulo, il paterfamilias, era l’unico membro del nucleo familiare in possesso delle chiavi di casa, aveva il controllo totale dei suoi occupanti ed arrivava a stabilire perfino quando e come ci si potesse muovere tra le stanze dell’appartamento, affinché moglie e figli non venissero guastati dal mondo là fuori, considerato come il peggiore carcere a cielo aperto sulla faccia della terra.


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Oscar, devoto Hare Krishna, veniva considerato dal resto della famiglia come un Dio in terra e su di loro esercitava il suo indiscusso potere. Era onnipresente nella vita degli altri componenti della famiglia e a volte capitava che fosse ubriaco e violento. La storia è esposta dagli stessi protagonisti che raccontano le inconsuete vite trascorse barricati dentro casa ed il progressivo conseguimento della consapevolezza di poter vivere a prescindere dai vincoli paterni.
Crystal Moselle, che ha esordito come regista con questo documentario, ha incontrato per puro caso i fratelli Angulo grazie alla passione in comune per il cinema. Con il tempo è riuscita a conquistare la loro fiducia, convincendoli a parlare dinnanzi una telecamera.


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Gli Angulo, come vi dicevo poc’anzi, non sono mai entrati in contatto con il mondo esterno, se non attraverso la musica ed il cinema. Difatti, come Oscar venera la sua fede, i sette fratelli adorano le pellicole cinematografiche e questa passione, stranamente, è stata trasmessa loro dal padre. In casa Angulo non esiste il telefono, il computer e la televisione; il mondo lo conoscono grazie a Dvd, Vhs ed una telecamera con quale i ragazzi si divertono a girare alla loro maniera le scene delle miriadi di film visti e rivisti.


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Dal documentario, ineluttabilmente, si evince che l’unico linguaggio con cui i fratelli Angulo riescono ad esprimersi, raccontare le proprie vite ed il mondo esterno, che dopo anni di segregazione hanno avuto modo di conoscere, è quello cinematografico.
Le loro esistenze, le loro emozioni, i loro rapporti con gli altri sono descritti facendo riscorso esclusivamente a scene cinematografiche.
Le riprese di Moselle sono durate diversi anni ed il risultato, nonostante si tratti di un documentario, è surreale. Il film è girato quasi intermente nell’appartamento dove è stata segregata per anni la famiglia Angulo; è un film nel film, gli Angulo sono allo stesso tempo i narrati ma anche i narratori di questa storia. Verso la fine della pellicola Crystal Moselle, da cronista imparziale, dà la possibilità di dire la sua anche al responsabile di questa vicenda. Oscar, ripreso dalla telecamera, arriva ad ammettere l’eventualità che siano possibili altri modi di concepire l’esistenza dei suoi figli e che, forse, in passato qualche errore lo ha commesso.
La regista, in questo modo, concede allo spettatore tutte le chiavi  di lettura plausibili in modo che  possa farsi un’idea il più completa possibile circa questa storia e senza mai far emergere un giudizio personale. Oscar ha sempre dichiarato di averlo fatto per il bene dei suoi figli: sognava per loro un’altra vita, in Svezia, terra promessa che non sono mai riusciti a raggiungere per problemi economici.

New York doveva essere solo una tappa intermedia, si è rivelata la loro gabbia.

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