Intervista a Mirko Perri del Color Fest | Lamezia Terme (CZ) 12 – 13 agosto 2016

21 Luglio, 2016

Il  Color Fest 2016, che si terrà il 12 e 13 agosto a Lamezia Terme, è alle porte.  Arrivato alla IV edizione  si  presenta totalmente rinnovato e dopo aver ospitato  numerosi artisti italiani e internazionali (The Soft Moon, Verdena, Brunori SAS) quest’anno raddoppia.  Saranno due i giorni dedicati  alla musica e all’arte indipendente, in una nuova location più suggestiva che mai, ovvero il palcoscenico naturale dei ruderi dell’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme.

A New Hope Webzine è media partner ufficiale della manifestazione e così ho colto l’occasione per intervistare uno degli organizzatori, Mirko Perri.


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Ciao Mirko, quest’anno il Color Fest, dopo aver registrato sempre
numeri crescenti in termini di partecipazione, raddoppia.
Saranno due i giorni dedicati alla musica
e all’arte indipendente e in una nuova splendida location.
Siete arrivati alla quarta edizione, ma come nasce
l’idea di creare un evento del genere?


Un’idea del genere nasce dalla voglia di alcuni ragazzi calabresi  che hanno deciso di rimanere nella propria terra e di non partire. Quando rimani hai spesso invidia dei tuoi amici che vanno a godersi i concerti delle band che vorresti ascoltare. E’ proprio da questa sana invidia che nasce il Color Fest, l’intento è proprio quello di portare nella nostra terra cose che di solito si fermano qualche regione prima.


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 Perché avete voluto dar spazio non solo alla
musica indipendente ma anche alle arti visive di ogni genere?


Diamo spazio a più forme d’arte perché non vogliamo limitarci su nulla. Color è un formato che abbraccia l’arte a 360 gradi, speriamo di poter riuscire ad ospitare sempre più cose all’interno del festival. Secondo noi il pubblico del Color deve avere a disposizione tanto, non può limitarsi ad ascoltare solo musica. Quest’anno, oltre alle presentazioni di libri e altre attività collaterali al festival, avremo ad esempio delle guide che racconteranno agli interessati la storia dell’Abbazia Benedettina nella quale si svolgerà il festival.


Ci parli dell’artwork di questa edizione del festival?
Come è nata la scelta di farlo realizzare dal rinomano artista Pasquale De Sensi?


Pasquale è un amico ed un grande artista, gli abbiamo fatto questa proposta perché sognavamo di avere un manifesto d’artista e lui ha accettato. Siamo felici ed orgogliosi di questa scelta. Quando ho visto per la prima volta il lavoro, ho capito che la scelta era stata giustissima.


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Come è stata la risposta dalle istituzioni locali e dell’amministrazione
cittadina? Di solito, nell’organizzare eventi del genere,
le difficoltà da dover fronteggiare non sono poche,
soprattutto a livello burocratico, in Italia più che altrove.


La burocrazia italiana invece di incentivare la nascita di questi eventi spesso si frappone diventando un ostacolo difficile da superare. Andrebbero riviste molte cose. Passi giornate intere negli uffici pubblici, rimbalzato da una stanza all’altra. In Calabria diventa poi ancora più difficile e  spesso gli uffici sono impreparati ad eventi del genere. La parola giusta per superare tutto è una: pazienza.


La vostra line-up, negli anni,
è stata sempre variegata e di qualità.
Come effettuate le scelte artistiche?
Chi se ne occupa?


Sono io a occuparmi della direzione artistica del festival.  In una fase preliminare ci si confronta tutti, ognuno propone degli artisti, si stila una lista dei papabili, ma poi qualcuno deve scegliere. Quello sono io. Ogni anno proviamo a costruire una line-up che abbia un senso logico, che dia un’offerta variegata ma che contemporaneamente riesca a dare un senso unico a scelte che apparentemente  possono sembrare distanti.



 C’è un festival, italiano o straniero,
a cui vi siete ispirati
e che in qualche modo ha influenzato
l’organizzazione del vostro festival?


Seguiamo tanti festival italiani ed internazionali, però ogni festival ha delle sue specificità, legate molto spesso al territorio in cui la manifestazione stessa nasce e si svolge. Noi, di anno in anno, proviamo a crescere sempre più, migliorando qualitativamente ma anche quantitativamente l’offerta al pubblico.


 Invece cos’è che sin dall’inizio avete voluto
evitare che ci fosse o che accadesse nel vostro festival?


Volevamo evitare in tutti i modi che il festival fosse anonimo, che non rispecchiasse il nostro territorio e di conseguenza gli artisti che sono nostri vicini di casa. Dare spazio alle band calabresi, per noi, è fondamentale. Color è in parte anche loro e vogliamo che sia e che diventi sempre più una importate vetrina per gli artisti autoctoni.


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Il mercato discografico attuale si serve soprattutto dei talent
show per sfornare nuovi artisti che andranno a soddisfare la domanda
di un pubblico che principalmente ascolta musica commerciale, da classifica.
Quest’anno però abbiamo assistito alla scalata delle classifiche di artisti
proveniente dall’indie come I Cani e Calcutta,
quest’ultimo compreso nella line-up del Color Fest 2016.
Un festival come il vostro, che da anni supporta la musica indipendente ed emergente,
quanto è utile e quanto fa bene a questo fetta del mercato discografico, agli artisti e ai suoi fruitori?


Non so quanto faccia bene. Non seguiamo le classifiche, non seguiamo i talent, si potrebbe aprire una discussione infinita su Manuel Agnelli giudice di X Factor, ma forse la verità è che la buona musica può venire fuori anche partendo dal basso. Non tutte le band possono rivolgersi al pubblico mainstream alla maniera di Calcutta, alcune hanno bisogno di un pubblico diverso. I fruitori, grazie a festival come Color, possono avvicinarsi ad un determinato tipo di musica. Sono convito, inoltre, che grazie a noi del Color molti giovani della nostra  città si siano avvicinati a nuovi e diversificati ascolti.



Qual è l’aneddoto che ricordate con maggior piacere delle scorse edizioni?


La cosa più bella del festival sono i 50 ragazzi che ogni anno lavorano al Color come se fosse una  delle cose più importanti della loro vita. Aver dato vita alla  “famiglia” Color penso sia il racconto più bello di tutti.


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La serata o l’artista di quest’anno a cui NON si può mancare per nessuna ragione?
Non voglio mettervi in difficoltà, ma se doveste proprio scegliere?


Senza dubbio  gli Afterhours e la ragione è semplice: la nostra sarà l’unica data tra Calabria, Basilicata, Puglia e Campania. Insomma, se vivi al sud puoi vederli solo al Color Fest, almeno per questa estate.



 In bocca al lupo per il Color Fest 2016, su
A New Hope Webzine a giorni usciranno degli articoli
con cui presenteremo nel dettaglio quest’edizione del festival e
gli artisti che ne prenderanno parte.
Vi saluto con un’ultima domanda:
chi è l’arista che desiderate vedere un giorno sul vostro palco?


Intanto grazie per la bellissima intervista, vi seguiamo da tempo e fate davvero un gran bel lavoro. L’artista che vorremmo vedere sul nostro palco è la prossima edizione  del manifestazione, il  Color Fest 5.
Ma di questo magari ne parliamo più in là.


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