Day By Day // Color Fest – Day#2 @Lamezia Terme (CZ) – 13 agosto

10 Agosto, 2016

 Il Color Fest 2016, arrivato alla IV edizione, si presenta totalmente rinnovato e dopo aver ospitato numerosi artisti italiani e internazionali quest’anno raddoppia.

Saranno due i giorni dedicati alla musica e all’arte indipendente, in una nuova location più suggestiva che mai, ovvero il palcoscenico naturale dei ruderi dell’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme.

La nostra panoramica sulla seconda giornata di festival, in programma per il 13 agosto, è a cura di:
Pasquale De Prizio, Fabrizio Mondo, Emiliano SantoroSfefano Nappa, Domenico Porfido.


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AFTERHOURS

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Gli Afterhours sono una delle più importanti band alternative rock italiane. Formati a Milano nella seconda metà degli anni Ottanta, il nome del gruppo è un omaggio ad un brano dei Velvet Underground. Nati da un’idea di Manuel Agnelli, al suo esordio la band era composta da Paolo Cantù alla chitarra, Lorenzo Olgiati al basso e Alessandro Polizzari alla batteria.
L’esordio avviene nel 1987 con il 45 giri “My bit boy”, seguito, un anno più tardi, dall’EP “All the Good Children Go to Hell”, entrambi licenziati dalla Toast Records. Il 1990 è un anno importante per la band.
Cambiano etichetta: dalla Toast Records passano infatti alla Vox Pop ma soprattutto pubblicano il loro primo album: “During Christine’s Sleep”. Nel 1991 esce il mini LP “Cocaine”, seguito dall’album “Pop Kills Your Soul”.
Entrano in formazione Giorgio Prette alla batteria e Xabier Iriondo alla chitarra. Tre anni dopo il gruppo pubblica un nuovo album, “Germi”, il primo interamente cantato in lingua italiana.
“Dentro Marilyn” brano memorabile di questo lavoro verrà reinterpretato dalla straordinaria voce di Mina. Firmano un contratto discografico con la Mescal nel 1997 e registrano l’album “Hai Paura del Buio?”, 19 canzoni nelle quali sviluppano completamente la loro formula musicale: ballate rock attraversate da urli hardcore, melodia e rumore, cut-up nei testi. L’album viene considerato uno dei dischi più significativi per il rock alternativo italiano degli anni 90. Nel 2001 esce il doppio live “Siam tre piccoli porcellin” e viene inaugurato il progetto “Tora! Tora!”, festival itinerante che riunisce il meglio della scena indipendente italiana.


 

AFTERHOURS 2


L’anno dopo Xabier Iriondo, lascia il gruppo. Il 5 aprile 2002 viene pubblicato “Quello che non c’è”, album piazzatosi clamorosamente e in pochi giorni, alla quarta posizione della classifica ufficiale di vendita. Lo stesso vale per “Ballate per piccole iene”, disco pubblicato da Mescal nel 2005. Dopo la distribuzione europea, il disco tradotto in inglese arriva in Canada e negli Stati Uniti. Tra il 2007 ed il 2008 gli Afterhours si ritirano in studio per la realizzazione de “I Milanesi Ammazzano il Sabato”, pubblicato su etichetta Universal. Dopo il tour promozionale del disco, Dario Ciffo viene sostituito al violino da Rodrigo D’Erasmo. Partecipano al Festival di Sanremo 2009 con il brano “Il paese è reale”. Gli ultimi due album, ovvero  “Padania”  del 2012 e “Folfiri o Folfox” del 2016, sono stati prodotti da Germi, la label della band. Il concerto al Color Fest di questa estate è il solo che la band ha in programma per Sud Italia, isole escluse.


 

L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA

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Sono quasi dieci anni che i ragazzi de L’officina della camomilla, capitanati da Francesco De Leo, portano il loro indie-rock in giro per l’Italia. Un periodo abbastanza lungo che li ha visti esibirsi in lungo e in largo per la penisola (e non solo) e che ha offerto alla band di Milano la possibilità di riscuotere un ottimo successo e di creare uno zoccolo duro di fan che di sicuro non mancheranno in occasione del Color Fest 2016. I cambi di formazione sono stati tanti ma la qualità del progetto non è mai scemata dai primi lavori della trilogia di “Senontipiacefalostesso” all’appena uscito “Palazzina Liberty”, album decisamente meno “poppeggiante” rispetto ai lavori precedenti ma tutto da scoprire e ascoltare. Vi lasciamo un assaggio del loro ultimo lavoro e vi diamo appuntamento sul palco del Color Fest.


 

CAPTAIN QUENTIN

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C’è tanta roba da queste parti: per prima cosa quel geniaggio di Captain Beefheart, omaggiato nel nome e chiara influenza nella scelta della composizione anarchica e surrealista dei brani. Poi c’è William Faulkner: il Quentin de L’ Urlo e il Furore, da lì viene la seconda parte del nome. “I nomi sono conseguenti alle cose”, amavano ripetere i latini: e  la musica non poteva non risentire di tanta complessità, di una tale stratificazione. Post-punk, math, un po’ di noise, musica essenzialmente strumentale, fortemente psichedelica, targata Reggio Calabria : una realtà consolidata, una storia più che decennale – since 2005 direbbero i nuovi latini, gli americani – che ci ha donato un EP manifesto (My untitled EP) di ben otto pezzi e un album di ben undici brani (Certe Cose Determinate) costruiti con un suono ricco, sfaccettato e ipnotico capace di sorprenderci continuamente.


YOSONU

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Yosonu è il progetto solista di Peppe “drumz” Costa, batterista (dal 1997) di diverse formazioni di generi diametralmente opposti, dal death metal al reggae: Memories Of a Lost Soul, Marvanza Reggae Sound, Carmine Torchia, Adriano Modica, Teresa Mascianà, Scarma ed altri ancora, e da qualche tempo voce degli Hot Rod.

Con Yosonu cambia ulteriormente – drasticamente – rotta sperimentando e sviluppando l’idea di comporre musica contemporanea senza la presenza di alcuno strumento musicale.
Il corpo (body percussion), gli oggetti di uso quotidiano e la voce sono i soli “strumenti” su cui si sviluppa l’idea Yosonu.
L’approccio della musica del corpo e degli oggetti “a costo zero” è inoltre alla base dei laboratori di propedeutica musicale per bambini di cui si occupa Peppe, sviluppati in parallelo al suo percorso di studi della linea pedagogica Orff presso la sede italiana a Roma.
Il primo lavoro in studio col marchio Yosonu è GiùBOX, in uscita a marzo, interamente registrato “home made” e successivamente sbarcato al Nunu Lab per mix e mastering assieme a Carmelo Scarfò.
Uno dei brani, Reaction, è stato registrato “Suonando una Porzione di Città” a Reggio Calabria per il docu-film Reaction City del regista Fabio Mollo.
Poliritmie, riff in loop che divengono “mantra”, voci pulite e filtrate, diplofonie e testi desemantizzati sono la scommessa di un disco-esperimento (di cui anche la confezione è stata interamente progettata da Peppe Costa) dalle influenze molteplici e singolari, da John Cage a Bobby Mc Ferrin, dagli Area ai Justice e Daft Punk.
In Yosonu la ricerca fa uso dell’approccio contemporaneo dell’elettronica nel senso più ampio e rende il risultato maggiormente comprensibile e coinvolgente.


 

 

CARMINE TORCHIA


Carmine Torchia è uno che scrive canzoni e aforismi; disegna spesso un cane che ama mettersi nei panni dei personaggi storici. Ha girato, ha cantato e suonato per strada e nei locali in un viaggio chiamato Piazze d’Italia (sulle tracce di de Chirico), un tour durato quattro mesi, per un totale di circa 9000 km percorsi, 130 ore di viaggio. L’incredibile esperienza di Piazze d’Italia diventa un libro (Prospettiva editrice), un cortometraggio e uno spettacolo teatrale. Si lascia coinvolgere da Sfera – musica|teatro intorno a Lorenzo Calogero, lavoro di Arianna Lamanna e Franco Còrapi sul poeta calabrese, da Tavole imbandite, spettacolo-concerto sulle arti culinarie attraverso canti e racconti d’autore dalle forti reminiscenze popolari ideato da Ermelinda Bonifacio. Premio SIAE e Premio AFI a Musicultura, ha pubblicato “Mi pagano per guardare il cielo” (2008, Castorone), “Alterazioni” (2010, Evento Area), “Bene”. (2013, Rurale/Audioglobe). Ha portato in giro “Bene”. – genesi di un album cantato e raccontato un anno dopo, riduzione teatrale del disco omonimo. L’11 settembre è uscito “Affetti”  con note a margine (2015, Private Stanze/Audioglobe): 13 canzoni come lettere mai spedite + una cover di Léo Ferré.


 

ELEKTROJEZUS

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Gli Elektrojezus sono una band brindisina di stampo elettro/rock. Francesco Barletta (chitarra, voce e sintetizzatori) e Angelo Simeone (basso, seconda voce, e sintetizzatori) ne sono i fondatori. La parte musicale è accompagnata da un altrettanto importante parte visual diretta da Claudio Macchitella. Gli Elektrojezus propongono un live set dove la ritmica elettronica si fonde in maniera originale con il rock. Con l’uso di drum machine digitali, sintetizzatori analogici e digitali il genere musicale risulta al quanto atipico rispetto sia i canoni elettronici che rock. Le influenze maggiori sono sicuramente le sonorità elettroniche dei Digitalism e dei Justice, tuttavia i due musicisti non riescono a lasciarsi alle spalle quello che è stato il loro passato prettamente rock risentendo cosi le influenze dai Muse ai Korn.


DJ ANGO UNCHAINED

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Dj Ango Unchained  celebra l’unione tra il cinema e la musica, che insieme partoriscono un dj set che spazia dal rock’n’roll al metal, dall’elettronica alla classica, da Tarantino a Lynch, da Kubrick ai fratelli Coen.


 

 

 

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