FORGOTTEN ONES /// THE DEADLY SNAKES (’96 – ’06)

27 Aprile, 2016

 Lo dicevano già gli Stones, qualche decennio fa: «It’s only rock’n’roll but I like it». La regola vale anche per questa banda di letali canaglie canadesi – di Toronto, per la precisione – trapiantante in quel di Memphis. Perché con un sound così ruvido, essenziale, brutale c’è poco da aggiungere: qui si gioca coi fondamentali del genere, con una miscela southern a base di r’n’b, retro soul, delta blues e garage rock. Negli anni del suono di Seattle, i The Deadly Snakes rispondono al gusto imperante con potenza della tradizione: avessero iniziato nei primi Duemila, invece di concluderla la loro avventura musicale, non sarebbero state tra le band più sottovalutate di sempre. E oggi non saremmo qui a parlarne.

REAL ROCK’N’ROLL TONIGHT ( from LOVE UNDONE – 1999)


 I The Sonics incontrano gli Stones ubriachi e decidono di farsi una suonata in una bettola sulle sponde del fiume Mississippi. Ecco descritto, in breve, Love Undone, l’esordio musicale dei The Deadly Snakes. Tre anni in giro, a suonare in ogni angolo sperduto d’America del genuino r’n’r: letale, compatto e rumoroso, come un serpente a sonagli pronto a scattare.

THERE GOES YOUR CORPSE AGAIN (from ODE TO JOY – 2003)


 Gli anni passano, si sa; e, maturando, si vedono le cose con più nostalgia, più concretezza e una maggiore complessità. Anche nella composizione musicale. Quindi, cosa si fa? Si prende un motivetto da hit pop anni ’60, lo si inframezza con delle scariche di puro r’n’r e lo si impasta con lo humor nero dei testi di Lou Reed. Il risultato? There goes your corpse again.

DEBT COLLECTION (from PORCELLA – 2005)


 E alla fine del sentiero, ecco il capolavoro. Porcella, si intitola. La matrice è sempre la stessa, ché restare fedeli a se stessi è importante. Si fa più complessa la composizione, più intricati i riferimenti: come in questa Debt Collection, in cui il Delta Blues si fonde con il piano e le atmosfere sulfuree di Nick Cave. Il diavolo, in questo caso, è riuscito a fare tanto le pentole che i coperchi.


 

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