TRACK(S) OF THE DAY // FORGOTTEN ONES: THE DELTA 72 (’94 – ’00)

13 Aprile, 2016

Oggi vi racconto una favola.

Tanto tempo fa, in una paese lontano lontano, separato da noi da un mare grande grande, che gli studiosi indicano col nome di Oceano… Prima dei The Black Keys. Prima di Dan Auerbach. Prima dei The White Stripes. Prima di Jack White. Ecco, prima di quelli che unanimemente vengono indicati come geni e innovatori del nuovo millennio, esistevano due tribù che quei suoni e quei ritmi li avevano già sperimentati.

«Impossibile!», direte.

«Eresia! Sacrilegio!», urleranno frotte di chitarristi indie\pop che pensano che basti distorcere e comprimere il suono della chitarra per risultare rock’n’roll.

Ebbene sì, cari miei, la verità è questa. Dunque, a quasi trent’anni, comportatevi da uomini e accettatela. O chiudetevi in cameretta a piangere, se preferite.

Le due tribù sono conosciute come The Jon Spencer Blues Explosion (JSBX), di cui ci siamo già occupati; e i The Delta 72 (D72), che, rispetto alla matrice blues dei JSBX, si caratterizzavano per un approccio molto più Rithm’n’Blues. Per capirci, secondo voi davvero davvero i The Black Keys un disco come Brothers lo hanno tirato fuori dal nulla?

Ecco a voi, in tre pezzi, uno dei sound più stupefacente – e sottovalutato – degli anni ’90. Ecco a voi i Delta 72, dritti dritti da uno dei distretti più musicalmente  innovativi degli States, quello di Columbia; quello della capitale Washington D. C.

GET DOWN (from THE R&B OF MEMBERSHIP – 1996)

Come le migliori band indipendenti, anche i D72 si fanno le ossa per un paio d’anni prima di sfornare il loro primo disco: ed è subito capolavoro. Acido. Tossico. Di una psichedelia accelerata e schizoide. Potente e sporco come un treno a vapore che ti carica.


FLOORBOARD SHAKE (from THE SOUL OF A NEW MACHINE – 1997)

Un anno. Un solo anno e spunta fuori un nuovo disco. Stavolta alle sonorità R&B si aggiunge la struttura funk e l’improvvisazione genialoide e surrealista di un Sun-Ra. Qualche spruzzatina di disco-music qua e là. Il tutto ovviamente inserito in un frullatore senza tappo che gira alla massima velocità e potenza,  come il migliore punk. Un suono sporco, come il Lo-Fi più riuscito.


ARE YOU READY? (from 000 – 2000)

Ultimo giro di valzer: ultimo disco. Suono? Fine anni ’60 inizio ’70. Influenze? Roba dalle parti degli Small Faces, in alcuni passaggi; ma, soprattutto, i The Rolling Stones: puro DNA da Rock’n’Roll Circus. Roba da scuotere i culi fino all’alba, signori.



 

 

 

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