Lo scisma del Football – Idee di calcio e di rugby

2 Dicembre, 2014

Parlare delle origini di uno sport è sempre difficile e si corre il rischio di ricercare forzatamente un punto di partenza che non esiste. Qualsiasi popolazione in qualsiasi momento della storia può aver inventato un determinato sport senza che ne avesse alcuna consapevolezza. Il discorso va ancor più complicandosi quando si affrontano realtà come la corsa, la boxe, il baseball, il calcio, il rugby e tutte quelle discipline dove non necessariamente la pratica sportiva richiede l’impiego di luoghi predisposti o di equipaggiamenti specifici. In questi casi “inventare” va letto sostanzialmente come “regolamentare”, processo indispensabile per uno sviluppo in chiave moderna della semplice attività fisica e ricreativa. E’ il caso di quasi tutti i giochi con la palla ed è interessante notare come per calcio e rugby, sia stato il tentativo di imporre delle norme a un antenato comune a dare il via a un processo di evoluzione che porterà alla nascita di due sport separati. Per una storia completa delle due discipline si potrebbe partire da molto lontano dato il numero di antesignani, o presunti tali, documentati in epoca greca, romana, medievale e così via; soffermiamoci invece sui tentativi di regolamentazione che hanno portato all’evoluzione e in seguito alla scissione del punto di partenza comune al calcio e al rugby: il football. Prima di tutto va chiarito che la parola inglese football non nasce dall’idea di colpire il pallone con i piedi bensì dall’idea di separare i giochi praticati dai contadini “a piedi” (on foot) da quelli praticati dai nobili “a cavallo”. Questa distinzione con il tempo si assottiglierà di pari passo con l’ideale di cavalleria sinonimo di nobiltà e anzi, sarà proprio il football inteso come uno sport praticato “a piedi” e con la palla a diventare occasione di competizione, spesso e volentieri brutale, tra le classi d’elite dei college inglesi. Classi che erano composte di solito da dieci alunni più il maestro nel ruolo di supervisore. Ecco gli undici che ritroviamo in campo ancora oggi nel gioco del calcio. Il football quindi, nella sua veste di antenato comune, nasce nell’Inghilterra del XIX secolo con buona pace di Mussolini che cercò in tutti i modi di rivalutare l’importanza storica e pioneristica del famoso Calcio Fiorentino imponendo all’Italia l’utilizzo della parola calcio. Ma a chi si deve il primo tentativo di dare delle regole a quello che fino ad allora, in tutte le sue varianti, era ancora un passatempo confuso e a tratti violento?

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Si deve a Thomas Arnold, rettore dal 1828 al 1840 dell’università inglese di Rugby. A quel tempo i punti da chiarire erano tanti ed è già con il lavoro di Arnold, che in seguito si confronterà e mescolerà con le idee di altri college, che cominciano a prendere forma un primo insieme di regole per il football; presenza di un’area di porta, il tentativo di giudicare falloso un intervento e, anche se in versioni leggermente diverse da quelle moderne, il fuorigioco. Quest’ultimo fondamentale per l’equilibrio del gioco sia nel rugby che nel calcio moderni. Gli episodi di violenza continuavano ad abbondare e nel 1845 fu elaborata una legge che vietava di colpire la tibia dell’avversario. Nasce di conseguenza la figura dell’arbitro poiché c’è bisogno di qualcuno che queste leggi le faccia rispettare. E’ però nel 1848 che vedono la luce le prime regole ufficiali messe per iscritto; le Regole di Cambridge frutto dell’incontro nella città inglese, di una decina di rappresentati dei vari college interessati alla questione. Data una prima codificazione della disciplina l’argomento di discussione più frequente rimaneva uno solo: in che modo regolamentare l’utilizzo delle mani. La tendenza per alcuni era quella di permettere la corsa con il pallone tra le braccia; altri invece la proibivano. Lo stesso concetto di partita era molto lontano da quello che possiamo pensare e il più delle volte si risolveva in una semplice corsa per schivare gli avversari (dribbling). Non c’erano passaggi e il centro del gioco finiva con l’essere la mischia che scaturiva dal tentativo di strappare, in qualsiasi modo, la palla a chi della squadra avversaria l’aveva tra i piedi o tra le mani. Il rugby fa ancora oggi della mischia la caratteristica centrale del gioco.

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Nel 1863 si avvertì il bisogno di risolvere una volta e per tutte i problemi di violenza che uno sport del genere comportava e di portare a termine quel processo di regolamentazione iniziato circa trent’anni prima. Il 26 Ottobre dello stesso anno viene fondata a Londra la Football Association e redatto il regolamento ufficiale del gioco. Era nato il calcio moderno. Coloro che non accettarono le nuove regole restarono fedeli per il momento a quelle date in origine da Arnold all’università di Rugby. Regole che permettevano un gioco molto più fisico e incentrato sull’utilizzo delle mani nel rispetto della leggenda di William Webb Ellis, uno studente di Rugby che nel 1823, durante una partita di football, aveva preso il pallone tra le braccia e lo aveva depositato nell’area di porta avversaria gridando meta! Leggenda o no c’era a consapevolezza che il rugby dovesse evolversi in qualcosa di diverso da quello che aveva deciso la Football Association.


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