MONEYBALL – L’ARTE DI VINCERE

27 Novembre, 2014

DOLLARI E SABERMETRICA: COME COSTRUIRE UNA SQUADRA DI MLB


moneyball-posterNel baseball americano, molto più che in ogni altro sport di squadra, anno per anno contratti da centinaia di milioni di dollari smuovono un mercato che appare sempre più visceralmente legato al marketing e al rientro economico che una determinata trade può portare alle franchigie interessate. E’ sempre stato così e continuerà ad esserlo perché al tifoso medio della MLB piace questo. Al tifoso piace, però, anche vincere e allora la domanda sorge spontanea: “Quanto spesso questi campioni valgono realmente le nove cifre del loro contratto?” Il campo e la storia hanno, nella maggior parte dei casi, dimostrato quanto un giocatore non sia poi valso la spesa sostenuta. Naturalmente è un discorso estendibile a tutti gli sport, di squadra e non; ma c’è qualcosa che lo rende particolare quando lo si affronta facendo riferimento al baseball. Il baseball è uno sport che si divide esattamente a metà tra il campo da gioco e le tabelle dei “classificatori”. Sostanzialmente stiamo parlando di uno sport fatto di percentuali. Ogni singolo giocatore viene “schedato” fin da quando mette per la prima volta piede in un campo da gioco e tutta la sua storia sportiva, se vogliamo, può racchiudersi in un paio di righe dove sono riportate le percentuali legate ad ogni cosa sia registrabile durante una partita. Dai turni in battuta (AB) alle valide ottenute (H), dagli home-run “segnati” (HR) alle basi rubate (SB), dalla percentuale in battuta (.AVG) agli errori commessi (E), al tipo di lanci che un battitore preferisce colpire a quelli che preferisce lasciar passare assumendosi il rischio di andare strike-out (SO). Questo discorso vale tanto per i battitori quanto per i lanciatori (pitcher), insomma, le statistiche e le percentuali sono importanti almeno quanto quello che si vede in campo; è proprio questo, forse, che lo rende per la maggior parte dei non appassionati uno sport noioso e difficile da metabolizzare. Tornando ai soldi è evidente come i GM delle squadre, spesso (quasi sempre), nel corso della storia della MLB abbiano lasciato prendere il sopravvento alle richieste dei tifosi, al “nome” del giocatore e soprattutto al giro del merchandising, dimenticandosi o sottovalutando l’aspetto prettamente numerico del gioco. Quest’ultimo rappresenta senz’altro un vantaggio in periodo di off-season quando si selezionano i giocatori e si assemblano le squadre. Qui entra in gioco la figura di Billy Bean (interpretato da Brad Pitt nel film Moneyball – L’arte di vincere).


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Ex promessa della MLB e attuale General Manager degli Oakland Athletics, Bean alla vigilia della stagione 2002 si trova a dover sostituire tre superstar (Jason Isringhausen, Johnny Damon e Jason Giambi) che lasciano la squadra per contratti più corposi. Il budget degli A’s è nettamente inferiore a quello delle altre potenze della MLB ma, grazie all’aiuto di Peter Brand (nella realtà Paul DePodesta, figura alquanto differente da quella riportata nel film), giovane laureato a Yale, il GM riesce a costruire una squadra capace di sfiorare i playoff e battere il record di vittorie consecutive in regular season. Come? Grazie ad un attento studio delle statistiche e in particolare della OBP (On Base Percentage), ovvero, senza scendere nei dettagli, della percentuale di presenza in base di un giocatore. Il metodo di Bean, su suggerimento del giovane Brand, non fa altro che applicare le teorie della sabermetrica, una sorta di scienza che, a detta del suo ideatore Bill James, si propone “per la ricerca per la conoscenza oggettiva sul baseball.” Più semplicemente: un’analisi del baseball attraverso le statistiche. Sembra la cosa più facile da fare per vincere. Non lo è. Il risultato finale non sarà la vittoria delle World Series 2002 ma a Billy Bean va il merito di aver dimostrato che non sono solo i soldi a fare grande una squadra. Non lo sono però nemmeno i numeri, il baseball è prima di tutto uno sport fatto di talento e soprattutto di concentrazione, la componente umana di un giocatore rimane l’unica in grado di selezionare campioni.

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