Track of The Day// INDIAN SUMMER (1988)

29 Ottobre, 2015

Calvin Johnson è un personaggio storico della scena underground statunitense, uno capace di costruire le fondamenta di etichette discografiche come K Records e Sub Pop e di sdoganare l’immagine del soggetto adolescenziale un po’ ibrido tra il rocker e il nerd, insomma uno che fa parlare di sé e piace. A 17 anni è già sulla strada come titolare di una piccola realtà discografica, siamo nel 1979, e qualche anno più tardi guida una band assolutamente geniale chiamata Beat Happening. Se si può azzardare un’analogia artistica, immaginate Basquiat nella storia dell’arte, un briciolo di follia che spiazza e suggerisce un modo differente di intendere il mondo, come se fosse concesso ritornare a osservare tutto con occhi da bambini. Il gruppo di Olympia (Washington) è pura energia, la grezza fantasia di Johnson è uno schiaffo al super show messo in piedi dai grandi del rock, è quella scintilla che fa scattare un cortocircuito nella testa dei ragazzi che si fidano ancora di outsiders come Lou Reed e Jonathan Richman. Il suono lo-fi, per i non intenditori, è caratterizzato da una strumentazione ridotta all’osso e da una registrazione satura di imperfezioni. Quasi un messia della bassa fedeltà, Johnson pesca il possibile da generi come il rockabilly, il blues acido di Cramps e Gun Club e il punk acustico dei violent Femmes, ma non li imita perché conosce la destrutturazione e mischia le carte. Non manca mai l’alternanza di registri, dagli umori dreamy delle canzoni come “Indian summer” alle distorsioni furenti di “Black candy”. Senza la forza creativa dei Beat Happening e l’ostinazione del frontman per un rock naif e primitivo, le canzoni di molti cantautori e gruppi americani sarebbero meno potenti e viscerali (pensiamo a Pavement, Beck, Grandaddy). Johnson è il segreto meglio custodito delle generazioni di artisti rock anni ottanta, molti gruppi twee-pop li hanno citati come un’influenza determinante, soprattutto per l’attitudine e il modo di pensare alla musica. Ma non c’è solt<nto dolcezza confusa alla distorsione, melodia impastata col rumore, la storia dei Beat Happening va oltre e quel che emerge meglio dal fondo prende la forma di un’idea: chi sa solo di musica, non sa niente di musica. Cobain che denunciò l’etichetta K Records di Calvin Johnson per questioni economiche, lo definì un hipster elitario, ma Calvin Johnson è anche un integralista dell’indie oltre che il primo eroe hipster: non si scende a compromessi per l’arte. Indian Summer è il ponte musicale che collega idealmente “Heroin” a “Time to pretend” dei MGMT.

SECONDO NOI TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: