YOU TALKIN’ TO ME? WHO THE FUCK DO YOU THINK YOU’RE TALKING TO? // Bea Sanjust

25 Marzo, 2016

Si intitola “LAROSA” il disco d’esordio di Bea Sanjust, cantautrice folk italiana di influenza britannica. Una raccolta di 11 canzoni scritte nell’arco di 8 anni, sui temi dell’amore, la fiducia, la natura e la famiglia.
L’album, prodotto da Marco Fabi e Simone De Filippis, oltre che dalla stessa Sanjust, vede la partecipazione di tanti amici musicisti incontrati tra Brighton e Roma le due città che hanno ispirato e accolto Bea nella composizione e lavorazione del disco.


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Questa è l’ intervista di A NEW HOPE WEBZINE


-LAROSA è un album composto da 11 pezzi scritti nell’ arco di 8 anni,
quindi un ampio lasso di tempo.
Le tracce sono collegate tra di loro da un filo conduttore o “vivono” indipendentemente l’ una dall’ altra?


LAROSA è il mio primo album full-lenghth, dunque ci ho messo un pò per realizzarlo. Mi sentivo pronta per mettere in un unico lavoro diversi anni di vita musicale e le canzoni che sentivo più forti. Perciò mi sento di dire che il filo conduttore è la mia esperienza degli ultimi 8 anni, e il mio gusto musicale che si è incontrato con quello degli altri musicisti che hanno collaborato all’album.
Mi rendo conto che le canzoni hanno anche stili diversi fra loro, proprio da un punto di vista di scrittura e intenzione, questo viene dal fatto che la musica per me è mettere in sonoro delle emozioni, anche molto diverse fra loro.
Le sonorità hanno trovato, grazie ai produttori Marco Fabi e Simone De Filippis, un loro comune universo di colori e strumenti. Poi sta all’ascoltatore fruirne come vuole, se un brano in particolare o tutto l’album.


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 -Quanto hanno influenzato la tua evoluzione e la tua produzione musicale gli anni di vita passati a Roma e quanto quelli passati a Brighton?


A Roma ho iniziato a suonare e a scrivere con alcuni musicisti della scena romana fin dai tempi del liceo. Con molti di loro sono rimasta in contatto, e suonano in questo disco.
A Brighton ho imparato uno stile, e a suonare la chitarra in un certo modo. Lì ho anche abbracciato la bellezza del folk corale…in pratica, un gruppo di amici che suonano insieme, anche in tanti, ognuno nel progetto dell’altro. Con alcuni abbiamo anche vissuto insieme in una grande casa condivisa, la Bug Housing Cooperative. Dopo cena facevamo le copertine dei cd fatte a mano attorno al tavolo…


 -Ci sono grandi differenze tra la scena musicale undergroud di Brighton e quella di Roma?


Direi di no, i meccanismi sono abbastanza gli stessi – in entrambi i luoghi c’è un gran fermento, e i like-minded people si trovano e formano gruppi e collettivi per poter suonare, fare live e registrare.



 -Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato di più?


Il grande Bowie fu il primo che mi fece intuire la potenza della musica come forma d’arte -i suoi testi e la sua musica mi colpirono come un fulmine negli anni della scuola. Poi Joan Baez, meravigliosa cantautrice e chitarrista. La Madonna di “True Blue”.
Gruppi come The Police, i Queen, i Guns n’Roses (mio dio, sono tanto anni 80-90? ebbene sì), gli Eurythmics. La musica africana del Mali, Ali Farka Tourè; Kayah & Bregovic.
Più contemporanee, le prime Cocorosie.
Ah e la musica orchestrale di grandi classici del cinema come Ben Hur e Jesus Christ Superstar, ce l’ho messa?
La lista è lunga e potrei andare avanti per ore…
Poi sulla mia pelle, l’esperienza più diretta con i musicisti folk del Willkommen Collective…incontrarli è stato come tornare a casa, e le loro sonorità certamente mi hanno dato un’ impronta e uno stile in cui mi sento a mio agio.


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 -Come nasce la collaborazione con Marco Fabi e Simone De Filippis, con i quali hai prodotto LAROSA?


Marco Fabi e Simone De Filippis sono appunto amici di vecchia data con cui mi sono ritrovata al ritorno dall’Inghilterra.
Sono due musicisti che stimo tantissimo, e stavano mettendo su il bellissimo Verde Studio, dove l’album è stato registrato quasi completamente.
Prima con Simone e poi con Marco, ci siamo intesi musicalmente, abbiamo iniziato a suonare insieme a Roma, e abbiamo intrapreso insieme la produzione dell’album.



 -In che modo artisti come Tom Cowan e Will Calderbank del Willkommen Collective, Fabio Rondanini dei Calibro 35 ed altri hanno partecipato alla lavorazione dell’ album?


Tom Cowan è un chitarrista di Burton-Upon Trent che incontrai per caso nel 2004 a Roma, abbiamo iniziato a fare musica mandandoci musicassette per posta, e poi l’ho seguito a Brighton dove lui si era trasferito. Lì ho incontrato, sempre tramite Tom, anche Will Calderbank, violoncellista e pianista, abbiamo suonato insieme diversi anni nel gruppo Shoreline. Hanno contribuito ad alcune registrazioni del disco, Tom è stato anche co-produttore di due brani, ed è venuto a Roma a suonare delle parti.
Fabio Rondanini dei Calibro 35 è stato coinvolto da Marco Fabi nelle prime fasi delle registrazioni al Verde Studio – in 3 giorni ha magistralmente suonato le batterie di molti brani dell’album…praticamente alla prima take, un fenomeno!


 -Cosa ti aspetti dalla scena folk italiana?
C’è qualche artista italiano che ti piace particolarmente?


Al momento devo dire che il folk in Italia, anche quello cantato inglese, oggi ha trovato un suo reale spazio ed un suo pubblico, molto più che 5-10 anni fa. La cosa mi riempie di gioia, per ovvi motivi…si può fare!
Spero di continuare a frequentare, e di conoscere altri like-minded people: altri musicisti che vivono la musica come una necessità, un artigianato, un credo.

Mi piacciono molto artisti della scena contemporanea come Iacampo, Lavinia Mancusi, Mimosa Campironi, Colapesce, Calcutta…tanti li devo ancora scoprire! Apprezzo molto anche il lavoro di band come i Baustelle, e Giovanni Lindo Ferretti.


 -Quali sono i tuoi progetti per il futuro?


Per prima cosa la presentazione dell’album il 14 aprile al Lanificio, e il tour in diverse tappe italiane.
Poi un EP di cover, e un secondo album per cui ho già delle idee..
Ah, e la vita in campagna!!


 -Sai indicarci una canzone fondamentale per te,
magari una che ti ricorda qualche particolare esperienza o periodo della tua vita?
La pubblicheremo nella sezione “Track Of The Day” sulla nostra webzine.


Hmm ce ne sarebbero tante…ne metto una che secondo me dovrebbe essere riascoltata: degli Ustmamò, “Piano con l’affetto”.


 


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