Exclusive // La Fotografia in un disco // CRLN // The Interview

8 Giugno, 2016

Poco tempo fa a Milano, negli studi della Macro Beats Records abbiamo avuto l’occasione
d’intervistare la bellissima anima di CRLN divisa tra l’indie pop, il soul e l’elettronica.
Il suo EP prodotto da Macro Marco, ha avuto il supporto nella composizione di  producer come  Gheesa,
polistrumentisti come Ulisse Minati e Mirko Onofrio (Brunori SAS),
bassisti come Roberto Dragonetti (Le Forze del Bene di Ghemon) e del “golden boy” dell’elettronica italiana Yakamoto Kotzuga.
Prima delle sue date a Milano (il 17 giugno, in Santeria) e due a Roma (il 18 al Monk e il 19 al Suede Store),
noi di #ANHW, gli abbiamo chiesto un’intervista  un po’ particolare…


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Parliamo subito della foto del disco
L’EP rappresenta te, infatti porta proprio il tuo nome, ma
da dove proviene la scelta di togliere le vocali ?


È più un impatto grafico, una scelta estetica.


Lo scatto invece?


L’abbiamo pensato io e Ciro Galluccio che è il fotografo.
All’inizio avevamo pensato di usare una sorta di animale guida che mi rappresentasse ed inserirlo in questo contesto. Volevamo prendere un gatto prima di tutto, ho tre gatti e anche qualche tatuaggio che li raffigura. Purtroppo non l’abbia trovato per tempo  e alla fine abbiamo scelto un barbagianni.


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Il barbagianni rappresenta in alcune culture un lato pessimista o anche presagi di morte, ma me ne sono “fregata” e ho voluto conoscere quest’animale che ho scoperto avere delle similitudine con i gatti. Si comporta molto come loro, è un animale che ha una sua personalità perché è comunque selvaggio, però proprio come un gatto ti dimostra l’affetto in un modo tutto suo.

Distanze

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Sono io che mi copro gli occhi da tutto e dal sole.
Per me è il pezzo più introspettivo dell’EP, parla dei miei modi di essere e di fare ma sopratutto della distanza tra me e il resto del mondo.
Una distanza tra la mia anima e la mia figura reale.
Appena è arrivato lo stimolo è stata scritta subito, non potevo assecondare ciò che avevo dentro.


 Via Da Noi

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 Ho scelto il foglio bianco per la totale libertà espressiva, senza raccontare una storia. Mentre scrivevo il foglio è rimasto bianco ho percepito e scelto solo le parole che si adattassero bene alla musica.
La strumentale era di Macro, appena mi è arrivata, passavano i giorni, i mesi e tra me e lei non c’era empatia, era troppo bella ma era fuori da quello che provavo nei giorni che stavo vivendo.



Com’è stato lavorare con Macro in studio?
Sei l’artista più giovane e la prima voce femminile dell’etichetta…


Mi ha fatto crescere, non ho avuto paletti di alcun tipo, ho pensato molto alle melodie, alle armonie restando nella mia malinconia che mi accompagna dentro.
– Pur avendo un testo malinconico, personalmente la sento molto solare, 
Si perché diciamo che:


 “Sono quella che sorride quando dentro non c’è luce”

Parlami di Te

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Due mani che si stringono nella notte. Una storia che non va, che non funziona più, che non riesce più ad andare avanti con la giusta chimica che teneva insieme i suoi pezzi. Ma c’è la speranza che in una notte tutto torni come prima.
Questo pezzo rispecchia un momento che stavo passando, una crisi personale, però con quel lato positivo che mi mostrava la luce infondo al tunnel.


Un Viaggio Senza Fine

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Rispecchia il momento peggiore che ho passato durante tutta la composizione dell’EP.
L’ho scritto tutto in una volta, in due ore, stavo male…
Marco mi aveva fatto sentire la base e al primo ascolto era come se fosse già scritta in testa.


Berlino Est

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La foto va intesa in senso metaforico.
Il mare è quello di San Benedetto Del Tronto dove sono cresciuta ed il tutto rappresenta il “coraggio di buttarsi”.
Il coraggio di vincere qualsiasi guerra interiore che ognuno di noi combatte in ogni singolo giorno della nostra vita.
Il brano non è collegato alla città ma è più una cosa ideologica, una guerra fredda più interiore senza armi.
Esternamente si nota una calma piatta ma in realtà dentro sto combattendo una guerra.



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