IT’SSS GAMEE TIME // NCAA Finals: UNC with Dean Smith (1982-1993).

7 Aprile, 2015

Anche se ieri si sono giocate le Finals della NCAA con la vittoria di DUKE  sui “tassi” del Wisconsin noi di ANHW continuiamo ad arricchire la rubrica IT’S GAME TIME !!!tornando un po’ indietro nel tempo… Ci fermiamo nell’arco di tempo tra il 1961 ed il 1997
dove??? precisamente a Chapel Hill, nel North Carolina, sulla Tobacco Road nella casa dei Tar Heels, rivali storici dei Blu Devils di Duke University.


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Agl’inizi degli anni ’60, Smith arrivò come sostituto ai successi dell’era McGuire e le prime 5 squadre fecero fatica a sposare i concetti della sua pallacanestro, perché, la squadra è accusata di frode nel reclutamento dei giocatori e di aver manipolato alcune partite come nel film “Blue Chips” che vi postammo tempo fa (click here). Lui qui non vuole vincere, vuole dimostrare che tutto questo va’ ben altre un campo su parquet delimitato da righe bianche orizzontali e verticali, infatti, educa tutto ciò che gli si avvicina riuscendo a costruire una struttura formata dall’altruismo, dall’onestà e dalla completezza.


dean16


I just think we shouldn’t get into counting coaches’ records.
I’ve never been for that. But I know that’s just American society.


A questo punto della sua carriera la sua presenza in quelle quattro mura divenne imponente e tutti iniziarono a parlare di ciò che stava creando, infatti i risultati arrivano insieme ad un modo di giocare totalmente diverso dalle altre squadre. Con la filosofia di base enunciata prima insieme alla Shuffle Offense, (un sistema basato su molti passaggi seguiti da blocchi) raggiungono le Final Four per 3 di fila ma neanche la Four Corners Offense riesce a battere il leggendario Coach Wooden (clicca qui)


Basketball is a team game.
But that doesn’t mean all five players
should have the same amount of shots.


JORDAN SMITH PERKINS DOHERTY


Ma la Four Cornes Offense, con il play maker in posizione centrale centrale da pendolo sui lati ed i compagni posizionati ai quattro angoli della metà campo offensiva, pronti a passarsi la palla sul perimetro in modo da non perderla o di non forzare la conclusione, era così efficace che la NCCA introdusse il cronometro ad ogni azione. Dopo 7 anni ad inseguire il titolo NCAA, nel 1982 i Tar Heels divennero imbattibili, perché alla corte di D.Smith arrivarono Sam Perkins, James Worthy e Michael Jordan… e la Run-and-Jump Defense divenne un incubo per tutti gli avversari. Nel cammino per arrivare alle finali però, coach DS instaura un rapporto con il futuro MJ fatta di alti e bassi ma riesce ad educarlo nella dedizione e nel rispetto verso i compagni e verso questo splendido gioco. La finale del 1982 è “una classica” d’annata e rispecchia a pieno ciò che questa leggenda ha lasciato ai posteri del basket ma il finale… il finale, il finale è da brividi !!!.



A lion never roars after a kill,


Il titolo arriva contro la Georgetown University di Patrick Ewing e coach Thompson (Click Here) e Dean entra a far parte della storia.
Dopodichè un periodo buio offusca la luce di tutto il palazzetto ma lui stesso non cambia il suo karma ed i suoi metodi, perché sa benissimo che la costanza è l’acqua che buca qualunque materia, e, queste due foto qui in basso saranno d’esempio per tutti gi alunni che calcheranno il suo parquet.


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“I enjoy basketball. I enjoy coaching basketball.
It’s the out-of-season stuff I didn’t handle well.”

“It’s amazing what can be accomplished
when no one cares who gets the credit.”


UNC-1982-Quintetto-Finale


Le sue squadre al torneo NCAA sono apparse per bene 27 volte ed ha vinto la ACC per bene 17 volte, ha partecipato alle final four ben 11 volte ma l’ultima sua vittoria nel 1993 per me è stata quella che ha segnato di più la sua carriera, perché di cavalli puro sangue ce n’erano ben pochi infatti la formazione era guidata da George Lynch, Brian Reese, Donald Williams, Derrick Phelps, Dante Calabria, Eric Montross. Qui i Fab Five di Michigan (clicca qui per lo speciale) sfidano quest’ultimi per un posto nell’Olimpo e la partita divenne più che affascinante. Il team in maglia blu a strisce bianche rispecchia a pieno lo spirito di questo gioco, un gioco di squadra dove se un compagno si butta a terra per lottare si buttano tutti o il cercarsi in maniera constante nei minuti di difficoltà per superarli insieme… queste sono cose che non fanno solo vincere le partite, perché il basket è una metafora della vita.



Dean-Smith-Header


 

 

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