YOU TALKIN’ TO ME? WHO THE FUCK DO YOU THINK YOU’RE TALKING TO? //…Paolo Zanardi

13 Gennaio, 2016

 Le nostre domande a Paolo Zanardi sulla sua vita e sul suo
ultimo album
Viaggio di ritorno (Lapidarie Incisioni – 2015)


• Comincio col chiederti delle informazioni generali: dove sei nato, dove hai passato la tua adolescenza e la tua vita fino ad ora..

– Sono pugliese, di Monopoli in provincia di Bari, dove ho vissuto fino ai 30 anni, poi mi sono trasferito a Roma.

• Leggevo infatti da qualche parte che sei un romano d’ adozione..

– Si ma non sono un romano, e me ne vanto anche, sono un meridionale.

-Quindi è a Roma che hai cominciato la tua carriera musicale? o già in Puglia ?

– In Puglia avevo già una band che si chiamava Borgo Pirano, ma i brani erano sempre i miei, poi il mio tastierista è diventato il mio produttore, ha fondato un’ etichetta… però  i brani  furono incisi a nome mio. Comunque ho decisamente cominciato prima in Puglia sì.


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• Mi è piaciuta molto una definizione che tu hai dato al tuo ultimo disco Viaggio Di Ritorno (Lapidarie Incisioni): una manciata di canzoni scritte in retromarcia, in controsole e con il futuro alle spalle… ce la vuoi spiegare?

– Mah guarda , non saprei, quando ascolti il disco riscontri molte atmosfera un po’ retrò no? anche perché credo che la musica, a parte forse l’ hip hop occidentale di oggi, non è che abbia molto da dire, ma comunque sia io faccio un discorso così… vado indietro per andare avanti, un po’ per fare un paragone improprio con Paolo Conte..

•Anche io, tra me e me, l’ ho definito un disco un po’ retrò, è strano pensare che sia un disco del 2015..

– Si questo da un punto di vista più strettamente musicale, per quanto riguarda i testi, invece, credo che siano più attuali, appartengono al presente.


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•Ecco, a proposito.. nei tuoi testi, in alcuni in particolare, c’è una forte vena poetica soprattutto nella scelta delle parole e dei temi, ad esempio quello del viaggio, gli spazi aperti, i paesaggi… voglio chiederti quanto è importante la poesia per te, se sei un appassionato e che ruolo svolge nella tua produzione musicale?

– Si sicuramente è importante. non so se hai letto, nel disco c’è una citazione di una poetessa italiana che si chiama Mariangela Gualtieri.. il titolo del primo brano è un suo verso, “C’è splendore in ogni cosa”.

Cerco sempre di ispirarmi alla poesia, non necessariamente di parafrasare i versi poetici che mi piacciono, e cerco di essere il meno aulico possibile. La canzone ha un linguaggio diverso rispetto alla poesia; la canzone per me deve avere una immediatezza che la poesia non ha.. fare in modo di essere il meno letterario possibile, spero che non si senta molto quesa cosa, voglio che la canzone sia il più “ musicale possibile” rispetto alla poesia.



 • Viaggio di ritorno è il tuo quarto album, il primo è uscito nel 2005, più di 10 anni fa… è cambiato qualcosa in questi 10 anni nella tua vita, nel tuo approccio alla musica, nelle tue intenzioni musicali?

– E’ cambiato quasi tutto, credo che anche tu lo sappia, già il mio primo disco è uscito in piena epoca digitale,cosa che per me, diciamo dal punto di vista della resa del suono, è una cosa un po’ inaccettabile, rimane estremamente inferiore rispetto a quella del vinile. Il “disco” ormai è quasi scomparso da dieci anni a questa parte, non so nemmeno se il prossimo sarà stampato, ormai la gente ascolta la musica sul telefonino, sui computer, su spotify, tutti gli sforzi che uno possa fare in fase di produzione vengono vanificati nel momento in cui uno ascolta la musica sul telefonino. Mi ricordo Paolo Conte che diceva che la scomparsa del disco per lui sarebbe stata una tragedia. Ormai bisogna ascoltare un gruppo dal vivo per capire realmente di che si tratta, i dischi sono ormai “photoshoppati”, non sono reali. Anche Morgan, che io ho ammirato molto in passato, ha una voce pari zero ma nei dischi sembra che abbia una voce pazzesca.

• Quali sono i tuoi principali riferimenti musicali?

– eh è una lista lunga, ho ascoltato anche moltissimo rock, punk, quando ero più giovane. Ora i miei riferimenti musicali vanno da Roberto Murolo a Lou Reed, da Piero Ciampi a Paolo Conte, la canzone francese, un po’ di tutto..



 

• E’ per questo che la tua musica viene da definirla retrò. negli anni passati, i 60 e 70 soprattutto, c’è stato un vero e proprio boom musicale,si scopriva un po’ tutto, ad esempio il blues e il jazz che venivano dall’ America..
era molto più facile essere influenzati da qualsiasi cosa nuova si scoprisse.
Io proprio per questo ho personalmente definito retrò il tuo disco, per la malleabilità,
che credo tu abbia dimostrato di avere con questo album soprattutto,
e la disponibilità ad essere influenzato da artisti che tu stesso hai nominato come tuoi riferimenti.
Non ci hai detto che la tua intenzione era quella di fare un disco retrò copiando Paolo Conte,
ci hai detto che hai fatto un disco estremamente personale e logicamente segnato da svariate influenze…

– Esatto è cosi. ci sono anche degli artisti che magari scelgono deliberatamente di fare un disco assolutamente retrò, ma lasciano un po’ il tempo che trovano..



 •Nella convinzione per cui c’è un po di Beatles in ognuno di noi, quanto c’è dei Beatles nella tua musica?

– Moltissimo. I Beatles credo che siano in qualsiasi disco da sempre.
C’è un brano dell’ ultimo cd che si chiama l’ Arca di Noè.. quando l’ ho fatto ascoltare,
molti hanno detto che sembrava un pezzo di John Lennon, più solista che nella band.. i Beatles li ho ascoltati moltissimo,
così come i Rolling Stones, i Beach Boys, soprattutto Pet Sounds, un disco stratosferico secondo me..


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• Una curiosità.. hai mai pensato se la tua musica potesse fare da colonna sonora per un film? se si, che genere di film sarebbe?

– Io sono appassionatissimo di cinema e molti mi dicono che questo si sente molto. E’ difficile, sicuramente ci sarebbe Fassbinder, un regista tedesco, un po’ d’ America, perché no, la grande commedia americana.. italiani un po’ meno, non saprei a chi pensare, magari a Fellini, ma è un nome un po’ troppo grosso.. da poco è uscito il videoclip di c’ è splendore in ogni cosa, vi invito  vederlo perché è molto bello. Lì c’è un po di Fassbinder, di Fellini, della Roma che Sorrettino ha malamente tentato di resuscitare..



• Ultima domanda, che spero tu troverai interessante quanto io l’ ho trovata interessante pensandola..nel tuo approccio personale alla musica e alla scrittura, mi è sembrato quasi che ogni tuo pezzo sia associato ad una storia particolare e personale..mi piacerebbe che tu scegliessi un pezzo del tuo ultimo album da raccontare, magari uno relativo ad una tua esperienza personale..

– Si io direi che quasi tutti, anzi praticamente tutti, sono stati scritti in questo modo. Ti direi il pezzo più movimentato del disco, “Ospedale militare” che ha come sottotitolo “storia di un travestito”.. parla della mia visita di leva, cento anni fa, quando ancora c’ era la visita di leva che io mi ritrovai a fare con questo ragazzo che si presentò vestito e truccato da donna. Ti lascio imaginare come fu trattato.. e fummo tutti e due mandati all’ ospedale militare. A nessuno dei due, fortunatamente, fecero fare mai il militare. La storia parla più che altro di lui, del tipo vestito da donna.


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 • Progetti per il futuro?

– Beh concerti. Verremo anche in Campania, Avelino non lo so, ma sicuramente Salerno. Ad Avellino ho suonato parecchio tempo fa, ad Ariano Irpino un paio di volte, è stato molto bello.


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